📚 Premessa
Nel 2013, colto da un interesse immotivato sui meme che iniziavano ad essere virali in rete andai a cercare chi inventò tale termine: Richard Dawkins nel 1976 nel suo saggio “Il Gene Egoista”. Chi come me, vede nei siti e nei social meme a non finire non può immaginare che dietro a tale termine si nasconde una teoria complessa che parte dalla genetica, dal suo elemento base: il gene fino alla controparte della cultura e dell’intelligenza: il meme.
Antefatto: Il gene egoista
Il libro di Dawkins è a tratti molto specifico e per chi non è un biologo o per chi non conosce a fondo i meccanismi che stanno dietro gli esseri viventi può risultare difficile, ma l’idea di fondo è ribaltare e ampliare la teoria evoluzionistica Darwiniana sulla specie. Secondo Dawkins è il gene che comportandosi in maniera egoista, nel senso che massimizza la propria probabilità di sopravvivenza nel tempo, detta i passi evolutivi andando a circondarsi di altri geni affini o utili fino a comporre strutture complesse come gli esseri viventi che altro non sono che veicoli per mantenere in vita il gene e garantirne la sopravvivenza.
Senza saperlo è un po’ per curiosità ho comprato questo libro dell’italiano Massimo Chiriatti che prendendo spunto dal saggio di Dawkins amplia tale teoria ai più moderni algoritmi di intelligenza artificiale intesi come elementi minimi di quella che potrà essere la nuova intelligenza egoista che andrà a sopraffarci o quanto meno ad ibridarsi con la nostra.
Cosa mi porto a casa da questa lettura
- Nel libro di Chiriatti l’intento è quello di cercare di compiere uno studio biologico degli algoritmi e della loro evoluzione. Gli algoritmi, e in questo senso si tratta per lo più di algoritmi di machine learning, deep learning o meglio di intelligenza artificiale (AI) in generale si adattano al contesto fino a modellare l’ambiente ed ad influenzare il comportamento umano. Un esempio di facile comprensione sono i suggerimenti durante un acquisto oppure le notizie che appaiono su uno smartphone a partire dalle preferenze dell’utente.
- Se è vero che ormai tutti i calcoli matematici li deleghiamo agli algoritmi e più in generale tutti i problemi deterministici e probabilistici potremmo pensare che un domani non ci sia più bisogno del genere umano, ma fortunatamente per noi quello che ci contraddistingue sono le emozioni, la coscienza, il pensiero creativo e astratto.
- Se da un lato tutto quello che è risolvibile via algoritmica prevede la distruzione di figure professionali per questioni di costi a vantaggio delle macchine questo fa emergere anche che le figure del lavoro di domani saranno tutte quelle “face 2 face” e quelle in cui servirà la capacità di prendere decisioni non deterministiche.
- Ecco che come genere umano quello che potremmo fare è farci aiutare dagli algoritmi per costruire una Intelligenza Aumentata dove l’integrazione macchina uomo possa permetterci di esplorare nuovi orizzonti che la nostra sola capacità di calcolo non ci offre. Del resto, stiamo solo portando all’esterno del nostro corpo le nostre capacità fisiche, con i robot, e le nostre capacità cognitive, con gli algoritmi.
- Dal web 2.0 tutte le persone sono connesse ed anno quindi una funzione sociale e di alimentazione della BrainNet cioè la rete che mette insieme tutti i computer, i corpi fisici degli algoritmi, e che da vita all’Intelligenza comune. Gli algoritmi si nutrono di dati e noi ne siamo la base alimentare anche se l’IoT ci sta soppiantando in fretta.
- I rischi maggiori sono la competizione per il lavoro ripetitivo o deterministico che ci vede svantaggiati e il rinunciare all’arbitrio umano in favore di uno smart contract, un asettico algoritmo che non riuscirebbe a distinguere le sfaccettature che accadono nel mondo reale e non solo modellato.
Conclusione
Il libro è molto affascinante e visionario. Per gli operatori del settore a volte può sembrare anche troppo romanzato come nel paragone di https://github.com/ ad una banca del seme e ai bug come controparte degli errori genetici che sono alla base della selezione naturale. In generale sono condivisibili molte posizioni soprattutto riguardo gli aspetti legati al mondo del lavoro e allo smart contract. Ho apprezzato molto il riferimento a “Il Gene Egoista”, un libro che mi ha lasciato molto spunti e che probabilmente se riuscirò quest’anno spero di poter rileggere. Vi lascio qui sotto il riferimento per acquistarlo su Amazon.
Riferimento
Massimo Chiriatti, #Humanless: L’algoritmo egoista, Hoepli, 2019. Amazon
Io, algoritmo, sono la prima specie della teoria creazionista. Non discendo dai batteri, dalla scimmia e dall’uomo. Sono stato creato dal nulla, più propriamente da un’idea. (Massimo Chiriatti)