Perseverare è umano (Pietro Trabucchi)

01 October 2021, Tags: Libri

📚 Introduzione

Dopo aver letto “Resisto dunque sono” di Pietro Trabucchi mi sono lanciato in questo libro nel quale il psicologo e preparatore atletico racconta di come mantenere alta la motivazione e di come coltivarla. Nel primo libro Trabucchi si concentra sul concetto di resilienza e di come gli esseri umani sia adatti a vivere in condizioni di stress e abbiano tutti gli strumenti per difendersi e per gestire i fattori esterni, detti stressor, e pilotare le energie verso il conseguimento di un obiettivo per breve e medio periodo. In questo libro tratta invece un altro aspetto della specie umana che è invece legato al fatto che siamo strutturati per poter gestire lunghi periodi di motivazione, siamo quindi capaci di compiere sforzi per lungo periodo al fine di raggiungere un obiettivo nel lungo periodo.

Cosa mi porto a casa da questa lettura

  • Il corpo umano ha più di 20 marker fisici che dimostrano che la nostra struttura corporea è unica e legata alla possibilità di compiere sforzi, come la camminata per lunghi periodi continui tanto che le prime cacce avvenivano per sfinimento della preda.
  • Siamo una specie incompiuta perchè a differenza di altre specie non abbiamo connessioni celebrali prestabilite, anzi cambiano in continuazione e questo ci ha permesso di adattarci e anche di poter cambiare durante la nostra vita. Inoltre proviamo piacere e soddisfazione nel farlo e questo è la marcia in più che ci fa dispendere energie che a priori potrebbero essere considerate solo sprecate.
  • Non esiste il talento o fattori esterni. Esiste solo la nosta automotivazione per raggiungere un obiettivo.
  • Una altra definizione della resilizenza è quindi la capacità di mantenere la motivazione per lunghi periodi e di automotivarsi. La resistenza è il punto di rottura dinamico di un materiale, resilienza è quindi il contrario di fragilità. La resilienza è legata al modo con cui elaboriamo le informazioni esterne.
  • Il nostro cervello pesa solo il 2% del nostro peso totale e consuma il 20% delle nostre energie!
  • La motivazione si basa su desiderio e volontà. Per stimolare il desiderio di riuscita sono necessarie anche le sconfitte e il vivere piccole frustazioni. Per aumentare la volontà è necessario lavorare sull’autoefficacia, quel meccanismo che ci permette di comprendere che il nostro impegno provoca risultati nel medio e lungo periodo. Su questo ultimo aspetto un esempio lampante è quando una persona rinuncia a cercare un nuovo lavoro se dopo 5 curricula inviati nessuno risponde. Questa rinuncia nasce dal fatto che la persona stessa decida che 5 è il numero magico entro il quale perdere la volontà.
  • Miti da sfatare:
    • Non esiste il talento, esiste l’esercizio intenzionale (cosa dimostrata dall’esperimento delle diecimila ore di allenamento). Esistono percorsi di crescita.
    • La motivazione va trovata dentro di sè, al più la fiducia può essere riconosciuta dall’esterno
    • Non esistono quindi guru della motivazione o meglio motivatori
  • Consigli per gestire un team e mantenerlo motivato:
    • prestare attenzione
    • sottolineare i progressi
    • aspettarsi e valorizzare l’impegno
    • aspettarsi ed esigere risultati elevati
    • concedere più informazioni
    • concedere più spazio per esprimersi

Conclusione

Il libro è molto scorrevole e va dritto al punto. Mi incuriosisce come ci siano diverse frecciatine sul mondo del calcio e su altri sport per i quali pare la motivazione non sia sempre sinonimo di successo e nei quali il volume di denaro circolante attenui i nobili principi della fatica e del superare i propri limiti.

Viceverva ci mostra un mondo di appassionati e volenterosi atleti che provano nel loro piccolo a superarsi e dimostrano come lo sport sia di tutti quelli che lo praticano a tutti i livelli perchè in fondo è insito in noi il desiderio di esplorare e di muoversi. E’ scritto nel nostro DNA che dobbiamo superare i confini del nostro sapere perchè solo così scopriremo cose nuove che potranno arricchirci. Una volta lo facevamo per sfamarci di cibo ora lo facciamo per sfamarci di sapere.

Siamo attratti dalla velocità della corsa ma a drial tutta siamo più bravi nel camminare per molto tempo e compiere lunghi tragitti. Non è una questione di gusti ma di struttura fisica. Queste caratteristiche si riflettono anche sulla nostra forma mentis e questo ci può essere di aiuto sia per la nostra attività sportiva ma acnhe per la nostra attività lavorativa.

Riferimento

Pietro Trabucchi, Perseverare è umano: Come aumentare la motivazione e la resilienza negli individui e nelle organizzazioni. La lezione dello sport, Corbaccio, 12 gennaio 2012. Amazon.

Perseverare è umano: diabolico è arrendersi. (Pietro Trabucchi)


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Scritto da Giuseppe Caliendo con amore 💖 dall'Italia. [Twitter] [LinkedIn][Github][Tutti i tag]

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