📚 Introduzione
Ultimamente ho letto alcuni libri di economia ed ho iniziato ad avere le idee più chiare su alcuni meccanismi di base che regolano le politiche macroeconomiche e le leggi microeconomiche. Tra i libri che ho scelto di leggere quest’anno compare anche questo di Cottarelli perchè anche se un pò datato, vista la parentesi pandemica che ci ha travolto, mi interessava leggere questa analisi.
Carlo Cottarelli mi ricorda un periodo che va dal 2013 e 2014 quando è stato incaricato dal governo Letta e poi Renzi di redigere una revisione della spesa pubblica. La cosa che mi lascia perplesso è che di tutto il lavoro fatto, comprese cifre ragguardevoli non se nè mai fatto nulla. Tutto è stato dimenticato nel cassetto e non ne sento più parlare se non per slogan.
Credo che si possa ripartire da quel lavoro e credo che abbia senso rileggere oggi il pensiero di questo economista che ricordo aver dato, forse per la prima volta nell mia generazione, delle proposte pratiche e supportate da numeri per cambiare la rotta di questo paese.
Cosa mi porto a casa da questa lettura
I peccati capitali sono da considerarsi degli impedimenti, delle zavorre che non permettono di far crescere l’Italia come meriterebbe. Mi segno alcuni appunti peccato per peccato.
Evasione fiscale
- Il sistema fiscale prevede che ci siano due categorie di contribuenti: chi non può evadere perchè tassato alla fonte, vedi lavoratori dipendenti, e chi può evadere, vedasi autonomi
- Per questo motivo le evasioni avvengono per lo più
- sull’IRPEF con lavoratori dipendenti al 4% ed autonomi al 68%.
- L’evasione dell’imposta sulle imprese è del 29 per cento
- Iva con il 27% di evasione
- Imu 27%
- Abbiamo una pressione fiscale del 42% rispetto alla media di 35% dei paesi avanzati
- Nel 2014 di circa 800 miliardi di euro di tasse entrate ce ne sarebbero almeno 100 di non riscossi.
- Non siamo mai andati in pareggio di bilancio dal 1876
- Uno studio di Confindustria lega l’evasione ad alcune caratteristiche italiche delle aziende presenti nel territorio:
- Piccole imprese → pochi controlli interni → difficili controlli esterni.
- Maggioranza di imprese con lavoratori autonomi
- Elevato uso di contante
- La certezza della pena, i condoni e la rottamazione delle cartelle esattoriali oltre al dualismo di Agenzia delle Entrate e Guardia di Finanza rendono quasi favorevole evadere che non farlo
- Non ultimo, come italiani abbiamo scarso senso civico chiamato scarso capitale umano
Corruzione
- Questo peccato fa sì che la spesa pubblica aumenti a fronte di servizi e infrastrutture sovrastimate
- Si produce e si cresce meno oltre a inquinare il mercato e la concorrenza perchè non viene premiato la migliore azienda ma quella che si accaparra più favori
- Viene meno la prioritizzazione dei progetti perchè vengono premiati quelli favoriti
- Un sistema corrotto aumenta la burocrazia dei controlli che a loro volta possono alimentare la corruzione in un circolo vizioso
Burocrazia
- Si riduce l’efficienza economica per vincoli spesso formali più che sostanziali. Spesso si trattano di pratiche lunghe e poco trasparenti
- Abbiamo leggi lunghe, scritte male perchè mostrano il fianco ad interpretazioni personali e che cambiano troppo velocemente
- Spesso i dirigenti ministeriali arrivano ad avere poteri superiori ai ministri stessi perchè unici detentori del “sapere burocratico”
- Si stima una perdita di due punti percentuali sul PIL
Giustizia
- I tempi della giustizia disincentivano gli investimenti privati
- La parte daneggiata viene penalizzata nei confronti della parte inadempiente, il ricorso alla giustizia diventa quasi un deterrente al risarcimento dei danni
- Abbiamo lo stesso numero di giudici degli altri paesi europei ma sono più pagati, a scapito del personale amministrativo che è sottodimensionato
- Siamo in generale un paese mediamente più litigioso
Demografia
- L’aspettativa di vita aumenta, ed è un bene ma la natalità si arresta. Questo casa uno scompenso pensionistico e lavorativo nei confronti delle nuove generazioni
- Scelte politiche che solitamente strizzano gli occhi all’elettorato, quindi sempre più anziano, penalizzano la fascia più produttiva che è quella giovane
- L’immigrazione attenua questo problema ma spesso introduce capitale umano a basso valore di competenze lavorative
Nord - Sud
- Il divario è noto e nasce a seguito dell’unità di Italia.
- C’è un divario di performance nella struttura pubblica e privata
- Viceversa i minimi sindacali rapportati al costo della vita penalizza i lavoratori del nord
Euro
- Siamo entrati nell’euro in una congiuntura a noi sfavorevole dovuta al decennio precedente e non abbiamo approfittato del treno.
- La nostra competitività nel manifatturiero è caduta con la globalizzazione e l’arrivo dei player asiatici. Noi da nostro canto abbiamo risposto svalutando la lira… gioco che non abbiamo potuto più fare con la moneta unica.
- L’aumento delle materie prime ci penalizza essendo molti bravi nel trasformare le materie in prodotti e questo è avvenuto in concomitanza dell’entrata nell’euro
- Parallelamente non abbiamo attivato in tempo strategia di miglioramento della nostra produttività
- Uscire dall’euro vuol dire ridurre drasticamente i salari reali ed aumentare il costo dei mutui accesi… sarebbe improponibile per la maggior parte delle persone che invece ritengono utile uscire dall’euro.
Conclusione
Un libro da leggere anche se fa male. Mi è piaciuto molto la metodologia con la quale vengono esposti i peccati capitali. Vengono proposti alcuni punti di miglioramento e credo che la nostra classe politica possa prenderne spunto a piene mani pur sapendo che come per il libro di Lorenzo Forni Nessun pasto è gratis queste ricette sono spesso impopolari o contro poteri forti all’interno della pubblica amministrazione.
Eppure è questo che fa la macroeconomia e che fanno i grandi statisti… anche se in questo periodo sotrico ci accontenteremmo di statisti più che di politicanti.
Riferimento
Carlo Cottarelli, I sette peccati capitali dell’economia italiana, Feltrinelli, 8 febbraio 2018. Amazon
(ndr uscire dall’Euro) Sarebbe un errore. Sarebbe come dire che è meglio giocare in serie B perché continuiamo a perdere in serie A. (Cottarelli)