Radical product thinking (Radhika Dutt)

01 June 2025, Tags: Libri

📚 Introduzione

Radical Product Thinking di R. Dutt propone un approccio diverso alla creazione di prodotti, facendo challenge all’idea dominante di sviluppo incrementale basato su iterazioni continue (come descritto dal metodo Agile o Lean). Secondo Dutt, come in una funzione matematica questo metodo rischia di farci trovare dei massimi locali, perdendo di vista l’obiettivo più ambizioso e trasformativo: il massimo assoluto, ovvero l’impatto massimo e duraturo che il nostro prodotto può avere nel mondo.

Nel libro, viene messo in evidenza come molte aziende, pur sapendo quanto sia importante essere guidate da una visione, si lasciano condurre dagli indicatori finanziari di breve periodo e finiscono per perdere la direzione strategica, accumulando quello che l’autrice chiama “debito di visione” (in analogia con il concetto di debito tecnico).

🚀 Cosa mi porto a casa da questa lettura

  1. Essere guidati da una visione (non dalle iterazioni): Iterare è utile, ma solo se si sa dove si vuole andare. Senza una visione chiara, le iterazioni rischiano di portarci fuori strada, verso un prodotto frammentato, confuso e privo di direzione.
  2. Il prodotto come mezzo per il cambiamento: Un prodotto non è un fine, ma un mezzo per generare un cambiamento nel mondo. Occorre partire da una visione trasformativa, chiara e condivisa, che risponda alle domande fondamentali:
    • Chi stiamo cercando di aiutare?
    • Qual è il problema da risolvere?
    • Perché l’attuale situazione è inaccettabile?
Oggi, quando [gruppo] vuole [obiettivo], deve [soluzione attuale]. Questo è inaccettabile perché [problema]. Immaginiamo un mondo in cui [cambiamento]. Lo stiamo realizzando attraverso [soluzione/prodotto].
  1. Patologie del prodotto: Dutt descrive diverse “patologie” organizzative:
    • Narcissus Complex: si costruisce per sé stessi, non per il mercato
    • Strategic Swelling: troppe iniziative, zero focus (es. Yahoo vs Google)
    • Obsessive Sales Disorder: si costruisce ciò che vende subito, anche se è incoerente con la visione
    • Hypermetricemia: si ottimizza ciò che si può misurare, anche se non è rilevante
    • Locked-in Syndrome: si resta legati a tecnologie o pratiche del passato
    • Pivotitis: cambi di direzione continui, senza una visione stabile
  2. Il framework RDCL:
    • Real pain point: Qual è il vero problema da risolvere?
    • Design: Qual è la soluzione?
    • Capabilities: Quali competenze servono?
    • Logistics: Come rendere la soluzione accessibile?
  3. Visione e cultura organizzativa: Per costruire prodotti realmente innovativi, serve una cultura basata sulla motivazione intrinseca. Il lavoro deve essere soddisfacente e legato a un obiettivo più grande, non solo urgente o burocratico. Usa la matrice RPT (Vision Fit vs Survival):
  • Ideale: alta aderenza alla visione + utile alla sopravvivenza
  • Investimento: utile alla visione, ma rischioso nel breve
  • Vision Debt: utile nel breve, ma ci allontana dalla visione (da monitorare e ripagare!)
  • Pericolo: bassa aderenza e alto rischio (evitare)

🍷 Conclusione

Radical Product Thinking non è solo un metodo, ma un cambio di paradigma. Ci ricorda che, per costruire qualcosa di significativo, dobbiamo iniziare con una visione chiara del cambiamento che vogliamo realizzare nel mondo, e poi allineare ogni decisione — tecnica, commerciale e culturale — a quella visione. Solo così possiamo evitare il rischio di costruire prodotti che sembrano “funzionare” a breve termine, ma che non lasciano un vero impatto nel lungo periodo.

🤓 Riferimento

Radhika Dutt. Radical product thinking, Berrett-Koehler Publishers, 28 settembre 2021

“La qualità in un servizio o in un prodotto non è quello che ci mettete dentro. E’ quello che il cliente o l’utente ne tira fuori” (Peter Drucker)


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Scritto da Giuseppe Caliendo con amore 💖 dall'Italia. [Twitter] [LinkedIn][Github][Tutti i tag]

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